Lo Spartito del Diavolo un affascinante leggenda? O una misteriosa realtà? 1° parte

La nostra Katia Celestini come sempre ci lascia a bocca aperta  trasportandoci in un mondo  ricco di misteriose realtà, riuscendo a trasmetterci forti emozioni.

 

 

Il Canone Inverso del Diavolo

 

La vista di un impiccato, appeso al ramo di un albero che si intravede nelle nebbie della palude, non guasterebbe di certo il paesaggio”.

Così agli inizi del XIII secolo uno storico inglese descrisse l’enigmatico luogo di Lucedio, Principato di antichissime origini che sorge nel cuore della campagna di Vercelli, in prossimità del comune di Trino Vercellese.
Il fascino nero di Lucedio è insito già nel nome, che per assonanza ricorda sia la parola “Luce di Dio” che “Lucifero”, “il Portatore di Luce”, il più bello fra gli angeli di Dio che, ribellatosi a Lui, venne precipitato negli Inferi.
Sono molte le teorie che cercano di trovare una spiegazione al nome di questo luogo, ma considerate le leggende occulte che permeano il posto, l’interpretazione di “Lucedio – Luce di Dio”, nonostante sia possibile, appare fuori luogo e sembra avere invece maggior credito l’interpretazione più oscura che vede nella “Luce di Dio” Lucifero (dal latino Lux = luce e Ferre = portare), il temuto Demonio, Signore Infernale.
C’è anche una terza interpretazione: la radice in “Lucus” potrebbe avere un significato ben preciso, poiché si trattava di un territorio paludoso immerso in una densa boscaglia.

 

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Ma cosa è successo di così terribile qui? Perché la storia e le leggende di Lucedio, famose a livello europeo, hanno addirittura varcato i confini dell’Oceano arrivando in America, tanto che qui, gli americani della Fox Family Channel hanno girato una puntata di “The Scariest Placet on Earth”?
Seguitemi, e lo scoprirete.


Il Triangolo Maledetto

La strada che collega Vercelli a Crescentino è nota anche come “la strada delle Grange”, antiche cascine del 1400 edificate su richiesta dei monaci cistercensi del vicino Principato di Lucedio, in seguito ad interventi di bonifica dei terreni paludosi circostanti. Questa zona, una delle prime ad essere usata per la coltivazione del riso (e ricordata anche per essere stata la location del celebre film “Riso Amaro”), ha la suggestiva particolarità di venire completamente avvolta e inghiottita dalle nebbie e dalle tenebre dopo il tramonto del sole. Proprio questa atmosfera spettrale ha contribuito ad alimentare le leggende legate a tre luoghi in particolare (due dei quali si dice siano evitati e temuti dagli abitanti dei paesi vicini che si trovano lungo questa strada): il Principato di Lucedio, il Cimitero di Darola e il Santuario della Madonna delle Vigne.

 

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Il Principato di Lucedio e la colonna che piange sangue

Il toponimo è già attestato nel 904 epare che qui in origine vi fosse un insediamento romano. Il Principato (detto anche Abbazia di Lucedio) era una sorta di monastero fortificato che venne costruito nel 1123, su terreni da bonificare, dal Marchese Ranieri di Monferrato il quale in seguito lo donò ai monaci cistercensi che, con grande fatica e dedizione, cominciarono la coltivazione del riso (pianta allora semisconosciuta, che successivamente andò addirittura a sostituire il grano, più costoso e meno nutriente del riso) disboscando e dissodando il terreno, incanalando l’acqua per permettere la coltivazione del riso, e dando così l’avvio ad un’opera grandiosa e geniale, di fondamentale importanza per l’economia di Vercelli (nel Medioevo la Pianura Vercellese era solo un’inospitale e malsana boscaglia paludosa). Con il passare dei secoli il luogo divenne sempre più rinomato, grazie al sapiente lavoro dei monaci che riuscirono a sfruttare al meglio la ritrovata fertilità dei terreni, coniugando agricoltura e preghiera, secondo il famoso precetto dell’ ”Ora et Labora”.
E proprio i monaci sono al centro del mistero di Lucedio, e forse, ne sono anche la chiave per interpretarlo.
Il 10 settembre 1784 Papa Pio VI, con un documento ufficiale che è tuttora conservato, scomunicò ufficialmente Lucedio e disperse i suoi monaci a causa di un impressionante numero di accuse, di cui le più gravi erano per eresia, blasfemia, satanismo e pedofilia. Stando ad alcuni vecchi documenti dell’epoca si parla infatti di “festini abituali” tra i monaci e le suore del vicino monastero di Trino, di messe nere e profanazioni di tombe nel vicino cimitero di Darola e di un “culto nero”, non meglio identificato, praticato all’interno della
Chiesa di Santa Maria, che è una delle due chiese (l’altra è la Chiesa del Popolo) tuttora esistenti all’interno del Principato (anche se attualmente non è accessibile poichè pericolante).
Ma cosa causò questa degenerazione morale nei monaci, che divennero improvvisamente preda di morbose perversioni sessuali e fautori di terrore psicologico sulla popolazione per turpi fini? Tutta questa lascivia era opera del Diavolo che si era impadronito di loro? E se sì, perché e in che modo era stato evocato?

 

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La Chiesa di Santa Maria fu ricostruita nel ‘700, sulle fondamenta della precedente chiesa che, secondo una leggenda, celerebbe un terribile segreto. A conferma di questo ci sarebbe la planimetria della stessa Santa Maria: la chiesa infatti è stata costruita a Sud del complesso, in posizione cioè diametralmente opposta ai canoni cristiani (che volevano invece la costruzione a Nord, per una maggiore protezione dai venti e una migliore illuminazione solare per le attività religiose mattutine) e se si considera la classica pianta a forma di croce delle chiese, costruire con l’ingresso a Sud equivaleva a disegnare una croce capovolta.
Ma i misteri di Santa Maria non finiscono qui. Oltre ad avere un inusuale campanile a pianta ottagonale, anche i suoi sotterranei celano stranezze e particolarità: nella cripta della Chiesa si troverebbero infatti dodici abati mummificati e disposti in cerchio (questo tipo di sepoltura monacale è stata rinvenuta anche in altre abbazie italiane), inoltre ci sarebbero una serie di passaggi (numerosi cunicoli e gallerie, secondo molte leggende locali) che collegherebbero il Principato di Lucedio alle vicine Chiese di Costanzana e Saletta, ma non solo, anche ad ogni paese nelle vicinanze e addirittura ad alcune località del Monferrato. Si racconta anche che la Chiesa di Santa Maria sia stata costruita in corrispondenza di un fiume sotterraneo chiamato Lino, il quale avrebbe un sifone proprio sotto l’altare. Nell’antichità spesso i luoghi di culto venivano edificati vicino a corsi d’acqua perché il movimento di fiumi, laghi o mari generava una particolare energia che era percepita da rabdomanti e sciamani e che per questo decidevano di erigere lì i loro luoghi sacri, sulle cui basi sarebbero poi stati eretti gli edifici di culto dei secoli successivi.

 

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Ma il segreto più evidente custodito nella Chiesa di Santa Maria è “la colonna che piange sangue”: si tratta di una delle quattro colonne (la prima a sinistra) della sala capitolare, il cui fusto trasuda acqua rossastra in particolari momenti, come a voler ricordare che la sala in cui si trova era utilizzata, nel centenario nero di Lucedio, per gli spietati processi e le atroci sentenze che infliggevano agghiaccianti punizioni alla povera gente del posto.
Recentemente questo fenomeno è stato associato alla presenza di ferro nelle falde acquifere e ad una particolare porosità della colonna.


Il Sabba di Satana nel cimitero di Darola

Darolaè “il luogo nero in cui tutto ebbe inizio”.

Si trova a un centinaio di metri dall’Abbazia di Lucedio, seminascosto da una fitta vegetazione. E’ qui che i monaci degenerati consumavano i loro festini osceni.
Secondo la leggenda, in una notte del 1684 alcune streghe svolsero un sabba nel cimitero di Darola. Tra le lapidi di pietra invocarono per tre volte il nome di Satana, e magicamente il Signore degli Inferi comparve. Accortosi del vicino Principato di Lucedio e della virtù dei suoi monaci, decise di sovvertirne l’ordine per soggiogarlo al proprio potere, e così, insinuandosi nei sogni delle novizie del monastero di Trino le plagiò, spingendole a sedurre ed irretire i monaci di Lucedio. Da qui iniziò la decadenza dell’Abbazia e la degenerazione dei suoi religiosi che, sotto l’influsso del Maligno, cominciarono a perpetrare abusi di ogni tipo, violenze e torture sulla povera gente.

 

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Qualcuno però riuscì a catturare questa forza demoniaca sprigionata durante il Sabba e la rinchiuse nella cripta della Chiesa di Santa Maria, dove, a custodia di questo potere infernale, furono messi dodici abati rimasti puri dalla corruzione che dilagava, e ancora oggi si troverebbero lì, mummificati e seduti su troni disposti in cerchio.
Negli archivi parrocchiali, inoltre, sarebbero ancora conservati i racconti degli incubi fatti da alcune novizie nella notte del Sabba.
Allora non fu solo leggenda?

Oggi il cimitero di Darola si trova in stato di degrado e completo abbandono dopo la definitiva chiusura avvenuta per continui atti di vandalismo, profanazioni e segni di messe nere. Diversi sensitivi che si sono recati qui affermano che il luogo sia infestato da spiriti maligni e che ci sia un’alta concentrazione di energia negativa.
Io posso dire che in alcuni degli scatti che ho eseguito nel cimitero di Darola è presente una sorta di patina biancastra, come una specie di sottile nebbia che ricopre l’immagine e che non è imputabile a flare di luce sull’obiettivo.

Lo Spartito del Diavolo: il Santuario della Madonna delle Vigne

A pochi passi dall’Abbazia di Lucedio, attraverso un sentiero nel bosco, si trova il Santuario della Madonna delle Vigne, si tratta di una piccola chiesetta (anch’essa con la stessa pianta “a croce capovolta” di Santa Maria), abbandonata ormai da diverso tempo e in avanzato degrado, che cela al suo interno un particolarissimo affresco: “lo spartito del Diavolo”. Si tratta di un dipinto, posto proprio sopra al portone d’ingresso che rappresenta un organo a canne, decorato con due leoni stilizzati che reggono uno stemma sotto ad una corona reale.

 

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Al centro di questo disegno è raffigurato un pentagramma, le cui note sono ancora visibili.
Secondo la leggenda, il motivo musicale sarebbe in realtà una melodia creata per respingere la presenza del Diavolo imprigionata nella cripta di Lucedio ma, se suonato al contrario, questo stesso brano ne consentirebbe la liberazione.
Questo speciale spartito-“sigillo” palindromo è stato studiato da esperti di musica antica e dopo alcune settimane di studio è emerso che il brano si può effettivamente leggere in due versioni: tradizionale e inversa.

Dall’ascolto della versione inversa infatti, è emerso come la musicalità grave dei primi tre accordi di apertura del brano potrebbe essere la stessa delle note di chiusura del medesimo, poichè si tratta del tipo di sonorità normalmente utilizzata nel finale di uno spartito.

Successivamente, eseguendo strumentalmente il brano si è chiaramente notata la mancanza di un’adeguata musicalità.

Questi fatti fanno quindi ipotizzare che il segreto del brano musicale non fosse nei suoni in sè, ma nel significato della successione delle note, sostituite in termini di lettere, con un senso di scrittura che va dalla fine del brano all’inizio dello stesso.

La leggenda di Lucedio e della sua scomunica è molto suggestiva, ma è priva di elementi storici certi.

E’ probabile che i veri motivi della scomunica fossero altri.

Come spesso accadeva nell’antichità, quando un gruppo diventava troppo ricco e potente il Papato sentiva minacciata la propria posizione e aveva interesse a sviluppare una forma di controllo.

E dunque, ecco che una mossa dagli scopi prettamente politici veniva mascherata con accuse di eresia, satanismo o blasfemia che giustificavano le punizioni e gli scioglimenti.

Tanto più che la scomunica comportava anche la non indifferente confisca dei beni materiali.

Lucedio resterà per sempre avvolta nelle sue leggende e nelle sue storie oscure. E nessuno riuscirà mai a dipanare la realtà dalla fantasia, perché questa è l’essenza di ogni mistero.
Io che ho fotografato questi luoghi posso dire che realmente qui c’è qualcosa di strano, una sorta di cappa nera che incombe su questi territori.

Ma le leggende del Vercellese non finiscono qui, nel prossimo reportage vi mostrerò la seconda parte di questo articolo e vi farò visitare un luogo realmente inquietante e ricco di fascino nero.


Katia Celestini

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