Linee di Nazca:chi l’ha costruite e perché ?

 

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Nazca, Perù, 350 a.C.- 600 d.C. Una popolazione – chiamata successivamente dai ricercatori con il nome di Nazca – si insedia nell’altopiano andino nel sud del Perù. Tuttavia, a giudizio degli esperti, la zona abitata dai Nazca verrà abbandonata nei secoli successivi al VII d.C. a causa della sua perenne siccità. Rucanas, Perù, 1586: Il funzionario spagnolo Luis de Monzón compila un rapporto sulla presenza di misteriose linee tracciate nel deserto, sull’altopiano di Nazca. Secondo gli indigeni, gli autori di quei misteriosi segni non sarebbero uomini, bensì una razza di semidei chiamati Viracochas. Con lo stesso nome, numerose popolazioni andine identificano un’antica divinità che sarebbe giunta da un luogo lontano per portare la civiltà tra gli uomini. Viracocha = “schiuma del mare”: si tratta di una divinità andina descritta come un uomo con la barba, la pelle bianca e gli occhi azzurri. Venuto dal mare, avrebbe portato nozioni tecnologiche avanzate, per poi ripartire con la promessa di un futuro ritorno. In base a questa profezia, alcune popolazioni avrebbero salutato l’arrivo dei conquistadores spagnoli come l’atteso ritorno del dio.

 

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Secondo moderne interpretazioni, Viracocha (noto anche con il nome di Kon Tiki) poteva essere un marinaio europeo o anche un visitatore venuto dallo spazio. Nel Perù meridionale, nell’altopiano di Nazca, si cela uno degli enigmi più affascinanti dell’archeologia. Realizzati asportando dal suolo lo strato superficiale di ciottoli vulcanici neri, i geroglifici peruviani possono essere definiti la più grande opera grafica del pianeta. Le figure possono essere distinte in tre gruppi principali: figure dritte, a spirale e geometriche. Ciò che rende straordinari questi disegni è che sono visibili solo dal cielo. In quale modo gli antichi abitanti di Nazca riuscirono a tracciare queste linee? E quale scopo legittimò questa grande impresa? Venne ipotizzato che gli indiani di Nazca partissero da “schizzi” dei disegni che poi allargavano, magari con l’aiuto di un opportuno reticolato di corde.

 

 

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Dagli studi approfonditi degli archeologi risulta che i disegni tracciati sono circondati da un labirinto di forme geometriche di una precisione millimetrica: sono visibili delle linee perfettamente rette lunghe più di 8 km e una di queste misura addirittura 45 km!

Stiamo dunque parlando di una sorta di pista d’atterraggio per “antichi frequentatori” del cielo?

Alcuni dei disegni, le cui dimensioni raggiungono anche i 200 metri e le cui tracce hanno larghezza variabile (da pochi decimetri a oltre cinquanta metri), rappresentano animali (come una scimmia, un ragno, un colibrì, una balena), fiori, mani, ma la maggior parte sono sicuramente figure geometriche. La stranezza e il fascino che questi disegni silenziosamente emanano solitari, in una zona disabitata e delimitata, da un lato, dalle grandi vallate di due fiumi e, dall’altro, dalla catena collinare pre-andina, colpirono il geografo americano Paul Kosok, il quale si accorse della loro esistenza il 21 giugno del 1939 mentre, a bordo di un aereo, si stava recando a fare un picnic insieme alla moglie Rose. Subito egli fu impressionato da due aspetti: le dimensioni davvero notevoli di quelle figure, che in totale descrivevano una zona lunga 50 Km e larga 15, e la località dove si trovavano, cioè un altopiano desertico delle Ande. Per otto anni egli non si allontanò da quella località, di cui studiò gli enigmatici manufatti nel vano tentativo di chiarirne il segreto.

 

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Lima, Perù, 1940 – Si sollevano dubbi e ipotesi tra gli archeologi. Non è chiaro se i tracciati siano opera dei Nazca o di una civiltà a loro ancora precedente. Tuttavia, al di là di chi ne fosse l’autore, resta il fatto che essi risalgono a un’epoca anteriore di almeno 1500 anni rispetto all’invenzione degli aerei e della radio e che per raggiungere una simile precisione nei tracciati sarebbe stato necessario un osservatore in volo in grado di comunicare con i disegnatori a terra. Qualcuno ha prospettato che una popolazione antichissima disponesse di palloni ad aria calda, ma anche questa teoria presuppone tecniche assai più sviluppate rispetto a quelle in uso all’epoca dei fatti.

Per alcuni scienziati i disegni di Nazca risalgono addirittura a 1500 anni fa, ma allora perché solo nel ‘39 ci siamo accorti della loro presenza? La spiegazione sta nel modo in cui sono state tracciate le linee, cioè rimuovendo delle pietre dalla superficie del terreno per permettere alla ghiaia di assumere, grazie all’esposizione al sole, prima un colore giallo pallido e poi un colore bruno-rossastro, rendendole così visibili solo dall’alto. Queste linee si sono così conservate per secoli grazie all’assenza delle piogge. La vera scoperta delle linee di Nazca è comunque da far risalire agli anni venti, quando cioè il peruviano Mejia Xesspe e l’americano Alfred Kroeber, due scienziati, arrampicatisi su di una collina, notarono, con l’effetto della luce pomeridiana, delle lunghe linee che attraversavano il deserto, linee che era impossibile vederle dalla pianura. Ma perché gli indiani di Nazca, un popolo la cui cultura fu prima assorbita dall’impero degli Inca (XV secolo) e poi successivamente annullata dai conquistatori spagnoli, crearono questa immensa opera?

 

 

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Una delle prime teorie fatte sulle linee di Nazca fu che esse dovevano essere antiche strade, ma fu però respinta dopo che la zona interessata venne osservata dall’alto con gli aerei. Da escludere poi l’ipotesi che gli indiani di Nazca segnarono il loro deserto per una motivazione artistica, in quanto non avevano la possibilità di vedere dall’alto. Più attendibile risulta la teoria di Tony Morrison, secondo il quale le linee di Nazca erano dei ceques, cioè sentieri tracciati per fini religiosi.

I fatti principali che lo portarono a una simile conclusione furono principalmente due.

Il primo si basava su un documento spagnolo risalente al 1653 che spiegava come nella capitale Inca di Cuzco gli indiani edificarono santuari lungo linee che si irradiavano dal tempio del sole. Quindi i cumuli di pietra congiunti dalle linee di Nazca potevano essere resti di santuari. Il secondo fatto, che rende la teoria ancora più attendibile, vede come protagonista la regione della tribù degli Aymarà. Qui Morrison trovò un insieme perfetto di linee come quelle di Nazca, che univano piccole costruzioni in pietra usate per funzioni sacre, dette sacelli. Per l’archeologo Paul Kosok, invece, le linee e i disegni servivano per osservazioni astronomiche. La sua teoria, che si basava su una mappa che egli stesso aveva tracciato, venne avallata anche dalla matematica tedesca Maria Reiche Neumann, secondo la quale gli animali e le figure geometriche, puntate verso le maggiori stelle, rappresentavano costellazioni di un enorme calendario, utilizzato dai Nazca per calcolare il tempo. Ma oltre a trovare molti possibili allineamenti dei segni verso stelle maggiori o verso il sole, Maria Reiche non rilevò altri elementi che potessero avallare la sua ipotesi.

 

 

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Nazca, 1989 – Dopo oltre quarantanni di studi sul luogo, la matematica Maria Reiche confessa di non avere travato una risposta definitiva sulla civiltà che tracciò le linee. Secondo la studiosa, le figure geometriche potrebbero rappresentare una forma di scrittura sconosciuta, ma non certo, come qualcuno ha ipotizzato, indicazioni di una pista d’atterraggio per dischi volanti: la natura del terreno non lo avrebbe consentito. Il mistero assilla tuttavia ancor’oggi la mente di molti studiosi: chi sorvolò Nazca più di 1500 anni fa? I disegni di Nazca rappresentano in buona parte animali (pesci, uccelli, scimmie, ragni.,.), ma vi sono anche figure astratte e geometriche. Tutto è tracciato con sorprendente precisione, con una tecnica relativamente semplice: la superficie scura dell’altopiano è stata incisa, scoprendo la roccia più chiara sottostante. La quasi completa assenza di piogge ha favorito poi la conservazione dei disegni nel tempo. Particolarmente sorprendente è la figura del ragno (immagine che accompagna anche il titolo di questa discussione) che, secondo il professor Gerald S. Hawkins, rappresenta fedelmente la specie detta Ricinulei, tipica perà dell’Amazzonia. Ma, a detta dell’astronoma Phillis Pitluga, nella figura del ragno sì nasconde un diagramma della costellazione di Orione e dei suoi spostamenti nei secoli.

 

 

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