Consonno…reportage sulla suggestiva città fantasma

Di seguito un interessante articolo con reportage della nostra Katia Celestini  sulla città fantasma di Consonno.

 

Luoghi senza luogo

Consonno è una frazione del comune di Olginate, in provincia di Lecco.
Consonno è una delle “Ghost Town” che si trovano sul territorio italiano.
Consonno però non è solo questo, è molto di più: è il sogno visionario di un uomo che si è trasformato in incubo e poi in oblìo, perché la natura non può essere plasmata come fosse creta.
Questa è la storia di Consonno.


La città dei Balocchi

In origine Consonno era un piccolo borgo medievale, incastonato dentro boschi, prati e campi verde smeraldo. Sorgeva su una terrazza naturale a 634 metri di quota tra la cima del Monte Regina (817 metri d’altezza) e il fiume Adda sottostante.
La vita rurale scorreva faticosa, ma serena. L’economia locale si basava sulla coltivazione e raccolta delle castagne (abbondanti grazie alla presenza dei numerosi castagneti che circondavano il borgo) e del sedano, che la tradizione voleva tipico di Consonno.
Agli inizi del Novecento il paese era abitato da circa 300 persone, ma nessuno dei suoi abitanti possedeva né case né terreni, perché erano tutti di proprietà dell’”Immobiliare Consonno Brianza”, che faceva capo alle famiglie Verga e Anghileri.
A partire dal dopoguerra Consonno progressivamente si spopolò, arrivando a contare soltanto una sessantina di abitanti circa alla fine degli Anni Cinquanta.

 

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L’8 Gennaio 1962 fu l’inizio della fine di Consonno.
L’industriale Mario Bagno, Grande Ufficiale, Conte di Valle dell’Olmo, comprò l’”Immobiliare Consonno Brianza” che possedeva tutte le abitazioni del borgo, per un progetto ambizioso: farne un luogo di turismo e divertimento, una “città dei balocchi”, un “paese di Bengodi” a metà tra Disneyaland e Riccione per soddisfare sia la voglia di evasione delle famiglie lombarde e milanesi in particolare, che desideravano nuove mete per le loro domeniche bucoliche, e sia al tempo stesso, offrire ai ragazzi nati negli anni del boom economico un nuovo modello di divertimento, basato sullo stereotipo americano che tanto spopolava nei cinema dell’epoca.
In realtà, il vero scopo del progetto, come ammise lo stesso Conte in un’intervista, era quello di
<< recuperare tutto il materiale che aveva in giro sparso per i vari cantieri aperti dalla sua società in tutta Italia >>.
E così il folle disegno del Conte Mario Bagno prese vita: il paesino di Consonno venne completamente demolito (eccetto la chiesa di San Maurizio, la canonica, una casa adiacente e il piccolissimo cimitero) e tutti gli abitanti furono costretti ad andarsene. Vennero costruite nuove strade, spianate alture con la dinamite perché si vedesse meglio il panorama intorno e poi fu costruito un delirio di edifici: alberghi, gallerie di negozi (una galleria commerciale arabeggiante con minareto, che nell’ultimo piano ospitava dei piccoli appartamenti per le vacanze), una pagoda cinese, un castello medievale come porta d’ingresso, oltre a un albergo di lusso (l'”Hotel Plaza”), e poi ancora balere, fontane multipiano che si ispiravano, in una pacchiana accozzaglia, agli stili architettonici di tutto il mondo: dalla pagoda orientale al minareto moresco.

Il tutto sempre secondo i capricci del Conte, demolendo e rifacendo a ciclo continuo, senza un progetto, e senza rispetto per la morfologia del territorio, e senza tenere minimamente conto dei numerosi segnali di allarme che già preannunciavano l’imminente dissesto idrogeologico della zona.
Inoltre, nei piani dell’imprenditore, intorno a Consonno sarebbero dovuti sorgere anche campi da, pallacanestro, da calcio, da minigolf, un giardino zoologico e un circuito automobilistico.
Ma tutto questo non sarebbe mai avvenuto.

L’oblìo, gli incidenti naturali e l’ombra di una profezia

Dopo un breve periodo di fama e successo iniziale tra gli anni ’60 e ’70, il sogno kitsch del Conte si spezzò bruscamente a causa di una serie di frane e smottamenti che, favoriti dal disboscamento selvaggio e sconsiderato, a partire dagli anni ’70 bloccarono le strade di accesso al paese rendendo così evidente la gravità del disastro ambientale provocato dai dissennati interventi dell’industriale.
Declino e spopolamento sono ormai dietro l’angolo: negli anni ’80 Consonno è già un paese fantasma.
La “Las Vegas della Brianza” si svuota rapidamente, ancora con alcune costruzioni lasciate a metà.
Ma negli anni ‘80 il Conte non si arrende al declino della sua mostruosa creatura e ripensa completamente il destino di Consonno trasformandolo nel “Paradiso del riposo”, una casa di cura per anziani. La struttura però viene chiusa nel 2007 e quasi distrutta, sempre nello stesso anno, da un successivo rave-party. Gli eredi del Conte Bagno insieme all’ ”Immobiliare Consonno Brianza” (di cui sono soci) sono ancora oggi i padroni di Consonno e le sorti della città fantasma restano tuttora incerte.

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Una vecchia profezia enunciata dagli anziani del paese dice che tutto ebbe fine con la costruzione della sfinge egizia, che portò una sorta di maledizione a Consonno. Si dice infatti che costruire o portare una sfinge lontano dal proprio luogo d’origine faccia ricadere una maledizione sulla città: così come le sfingi proteggono l’ingresso ai templi o ai luoghi in cui sono deputate a fare da guardiani, allo stesso modo sono in grado di far ricadere malefici e distruzione laddove siano in mano a dei forestieri, in terra straniera.

Ma le leggende di Consonno non finiscono qui.
Qualcuno dice, che in certe sere d’inverno, compaia nella nebbia, al crepuscolo, la sagoma di un uomo, accompagnato dalle ombre di alcuni cani che latrano.
E’ forse il fantasma del Conte Bagni, condannato a vagare per Consonno e a restare legato per l’eternità allo scempio da lui stesso creato?

Oggi Consonno è una suggestiva città fantasma, meta di curiosi e vandali, usata anche come set cinematografico e musicale.
Si prova una strana sensazione ad aggirarsi per le sue strade deserte, i suoi edifici diroccati e grotteschi, dove frantumi di vetro e ruggine sono sparsi ovunque. E poi, si ha sempre la sensazione che occhi invisibili ti seguano e ti osservino.
Il declino di Consonno è stato in realtà la sua rinascita, è stato il modo in cui il territorio si è ribellato all’uomo e alla sua bramosia, scacciandolo e riappropiandosi dei propri spazi e della propria supremazia.
Forse non è così, o forse sì. A me piace pensare che lo sia.

Katia Celestini

www.alchimilla.it

 

 

 

 

 

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